Di Alfio Musarra
CATANIA – Settimana da incubo, quella appena trascorsa per i trafficanti di droga e gli spacciatori catanesi. La Procura di Catania guidata da Giovanni Salvi, in due distinte operazioni, con l’operazione Lava dei Carabinieri coordinata dall’aggiunto Amedeo Bertone, dal sostituto della Dda Jole Boscarino e dal pm Alessia Minicò, e Fort Apache della Polizia coordinata dal sostituto procuratore Rocco Liguori, ha assicurato alla giustizia oltre 60 soggetti ritenuti a vario titolo appartenenti ad associazione a delinquere dedite al traffico e spaccio di stupefacenti. Due duri colpi inferti ai gruppi criminali legati ai clan mafiosi. A questi vanno aggiunti i maxi sequestri di marijuana operati da fiamme gialle e Polizia. Catania è una piazza di spaccio molto fiorente. Un profondo conoscitore di questo fenomeno, è il pm della Dda di Catania Pasquale Pacifico, da poco relatore anche di un convegno di Libera dedicato proprio al traffico di cocaina nella provincia etnea.
Dott. Pacifico, la Procura di Catania sta registrando risultati importanti in merito al contrasto del reato di sostanze stupefacenti. Si sta riuscendo a debellare questo fenomeno?
Sarebbe assolutamente pretenzioso dire che si sta riuscendo a debellare questo fenomeno. Come detto più volte quando si pongono in essere queste operazioni, in tema di spaccio di stupefacenti, la sensazione che si ha, è quella di volere svuotare il mare con un bicchiere, perché si tratta di numeri elevati. Nel corso di queste operazioni, infatti, si riesce ad arrestare solo alcuni soggetti di livello medio alto, la maggior parte degli arrestati sono pusher, soggetti che presidiano la piazza di spaccio, soggetti di livello basso, la manovalanza, insomma, di queste organizzazioni. Soggetti assolutamente fungibili, che possono essere rimpiazzati molto velocemente dall’organizzazione stessa.
Un dato importante, che si può rilevare dalle ultime operazioni che stiamo facendo, come Procura di Catania, che da un lato l’età dei soggetti si abbassa sempre di più. E’ sempre più frequente che vengano coinvolti minorenni e incensurati. Questa è spia di una situazione ben più ampia, probabilmente anche di malessere sociale. Per cui in certe sacche del territorio cittadino, quello di dedicarsi allo spaccio di stupefacenti è una attività che svolge una funzione – come detto provocatoriamente in un convegno di Libera – di ammortizzatore sociale.
Prendendo spunto dall’ultimo convegno di Libera, si è parlato di grosso consumo di cocaina a Catania.
Diciamo che il consumo di cocaina a Catania è estremamente diffuso. Questo emerge chiaramente dalle attività di indagini, sono aumentate anche in maniera esponenziale anche i sequestri di stupefacenti. Sarebbe complicato poter dire in due parole quali sono i motivi di questo aumento dei consumi: la cocaina è un bene che risponde alle leggi di mercato, la regola principale è quella della domanda e dell’offerta, bisogna in ogni caso, tener presente che a fronte di un aumento della domanda, i prezzi della cocaina si sono tendenzialmente abbassati e questo ha reso questo tipo di stupefacente molto più accessibile. A Catania la vendita di cocaina avviene sostanzialmente attraverso due circuiti, uno che è molto noto come quello delle piazze di spaccio, sulle quali con cadenza periodica vengono effettuate operazioni di polizia giudiziaria coordinate dalla Procura. Dall’altro circuito, quello meno noto, è legato ad uno spaccio più elitario, con consegne di stupefacente con pusher, anche porta a porta in determinati ambienti della città.
Chi sono i maggiori produttori e esportatori di cocaina?
Un luogo comune potrebbe essere quello della Colombia. Oggi le rotte sono cambiate moltissimo, diciamo che almeno da un decennio il Messico è uno degli stati da dove parte molta esportazione della cocaina. In Messico addirittura fenomeni come varie guerriglie sono state sovvenzionate con i soldi della droga. Molto spesso la cocaina ha poi dei depositi di stoccaggio anche in Africa, e da lì poi viene portata in Europa. Ci sono interi stati la cui economia si regge sul traffico di cocaina, un affare totalmente globalizzato.
Parlando di affare, di quanto cresce il valore della cocaina da quando viene immessa nel mercato dallo spacciatore?
C’è un incremento di valore del 100 al 150%, sostanzialmente un kg di cocaina pura nei paesi produttori costa circa dai 1.000 a 1.500 dollari al kg. Poi nel momento in cui viene esportata nei grossi centri di smistamento come Africa ed Europa, il valore aumenta in maniera esponenziale sui 15 -20mila euro al kg. I trafficanti calabresi la comprano sostanzialmente a questi prezzi. Ci risulta che le organizzazioni che operano a Catania e provincia, che non hanno rapporti diretti con i paesi produttori, comprano lo stupefacente dai 40mila ai 42mila euro al kg. Quando viene rimessa su piazza e viene anche tagliata, un chilogrammo di cocaina può fruttare anche 100 o 150mila euro al kg. Ecco l’incremento del 100% o del 150% dal dato iniziale. Nessun bene può produrre un surplus di valore di questo tipo. E’ questa probabilmente la chiave per spiegare il perché ci sono ingenti investimenti nel traffico di cocaina.
L’altro dato è che è un investimento che comporta un rischio relativamente basso. Se si considera che in percentuale forse quello che viene sequestrato di tutto lo stupefacente a livello internazionale – in base ad analisi fatto anche dalla Dea americana – è solo il 10% di quello prodotto a livello globale . Quindi la cocaina è un bene, che a fronte di un incremento del 100 del 150%, ha un rischio del 10%.
Cosa rischia un assuntore di droga?
Dal punto di vista dei magistrati l’uso personale dello stupefacente non costituisce reato, e quindi non ci sono conseguenze penali. Un assuntore rischia una sanzione amministrativa ai sensi dell’articolo 75 e una segnalazione in Prefettura. Piuttosto ci sono dei rischi indotti: molte volte il consumatore di cocaina per procurarsi lo stupefacente, si trasforma a sua volta spacciatore. Ogni qualvolta che facciamo un operazione in materia di traffico di stupefacenti, una gran parte dei soggetti che arrestiamo sono dei soggetti anch’essi dediti all’utilizzo di stupefacenti, soggetti in trattamento presso i Sert, o che sono stati trattati. Questo avvalora quello che dico, molto spesso il consumatore, per procurarsi lo stupefacente e per non dissanguarsi dal punto di vista economico, diventa lui stesso spacciatore.
Si è parlato molto di uso di cocaina, ma di eroina se ne fa ancora uso?
Statisticamente è molto calato l’utilizzo di questo stupefacente. Se vogliamo analizzare il fenomeno catanese potremmo dire che l’uso di eroina è quasi scomparso, permane invece, in modo abbastanza forte, nei paesi limitrofi come Adrano, dove lo spaccio dell’eroina è abbastanza diffuso. I dati che abbiamo sono comunque verso un inversione di tendenza rispetto al consumo dell’eroina rispetto a quello della cocaina. Almeno per quello che riguarda la realtà catanese.
Abbiamo visto che le indagini in alcuni casi sono durate solo quattro mesi, riuscendo ad assicurare alla giustizia in pochissimo tempo molti spacciatori, questo sicuramente un risultato anche della nuova riorganizzazione degli uffici della Procura di Giovanni Salvi. Secondo lei, cosa manca ancora a Catania.
Per quanto riguarda le indagini in materia di stupefacenti, va detto che sono importanti le tecniche utilizzate in queste indagini, per quanto riguarda le indagini chiuse in quattro mesi, con delle attività di video ripresa e di intercettazioni, sono più che sufficienti per dimostrare l’esistenza di un sodalizio dedito al traffico di stupefacenti, questo è sicuramente un dato importante. Per quanto riguarda i tempi di risposta da parte della Procura, facciamo ogni sforzo perché siano più rapidi possibili, e anche ovvio tenere presente che siamo un ufficio nettamente in sofferenza, per quanto riguarda l’organico, e come noi anche il Tribunale, come l’ufficio Gip che deve evadere le nostre richieste di misure cautelari. Come il Tribunale del riesame che deve poi esaminare tutte queste posizioni processuali, e infine il Tribunale che deve celebrare i dibattimenti. Gli uffici giudiziari catanesi sono caratterizzati dal fatto di avere già un organico secondo me, largamente insufficiente rispetto a quello che sono i numeri, e poi caratterizzato specie per la Procura, anche da una scopertura di organico del 10- 15% che oramai è diventata endemica tra magistrati entrati e uscenti, c’e’ sempre questo problema, per cui, queste secondo me, sono le difficoltà specifiche che affrontiamo, ma non soltanto in questo settore, direi in generale per tutte le attività di indagine.